Moda sostenibile e tracciabilità: il second hand di Chloé | Amica

2023-02-16 15:53:29 By : Mr. Junrong Fu

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Un look della collezione Prefall 2023 di Chloè.

Ve ne abbiamo parlato di recente: negli ultimi anni, la moda second hand ha partecipato attivamente alla narrativa sulla moda sostenibile, trovando consensi e dinieghi. Dimostrazione ne è il totale boom di app per vendere abiti usati. Non solo dai comò della nonna, ma anche dai nostri guardaroba straripanti, abbiamo imparato a rivendere capi e accessori vintage o recenti. E il guadagno è succoso e immediato. Ma non solo. Il fenomeno ha preso a macchia d’olio molti brand, da Balenciaga a Gucci, da H&M a Shein. Dal lusso al mass market. L’ultimo in ordine di tempo è il progetto Chloé Vertical che verrà lanciato ufficialmente durante la presentazione della nuova collezione Primavera Estate 2023. Lo scopo numero 1? Rendere circolari i prodotti.

Dopo il suo annuncio lo scorso ottobre, il progetto del gruppo Richemont diviene finalmente realtà. La nuova iniziativa di Chloé parte con la collezione PE 2023 e comprende abbigliamento, scarpe e borse. Con la mission di includere, entro il 2025, tutti i prodotti. Ora come ora, la maison ha già reso nota la provenienza dei materiali utilizzati per la collezione Primavera Estate 2023. Le materie prime includono pelle proveniente da allevamenti francesi e trattata nella conceria Haaso. Mentre la lana provenie dal ranch in Uruguay di proprietà della famiglia del direttore creativo della maison, Gabriela Hearst. Da sempre attenta al tema della moda sostenibile. Ma, come specificano da casa madre, si può fare di più. «Sono lieto di dare ai clienti di Chloé in tutto il mondo l’opportunità di prendere decisioni informate sulla trasparenza, la tracciabilità e la circolarità dei nostri prodotti». Così ha dichiarato il presidente e CEO di Chloé Riccardo Bellini.

Un look della collezione PE 2023 di Chloè.

In cosa consiste questo primo passo? Tramite una nuova tecnologia tracciabile – sotto forma di codice QR o un tag NFC incorporati negli abiti – i clienti potranno ottenere una carta d’identità digitale che elenca le informazioni necessarie per riparare e conservare i prodotti Chloé al meglio. Oltre che i materiali che sono stati utilizzati per crearli e la loro provenienza. Partner esclusivo del progetto è l’ormai arcinoto Vestiaire Collective, che si occuperà della gestione resale degli indumenti muniti di ID. Dopo che i venditori avranno caricato le immagini dell’articolo sull’app dell’azienda, insieme al certificato di autenticità contenuto nella ID digitale, la maison offrirà loro un prezzo e poi invierà un buono da utilizzare presso Chloé e/o Vestiaire Collective. Sarà inoltre possibile, in alternativa, effettuare una donazione all’UNICEF, ancora prima che l’articolo sia venduto. Certo, la tecnologia di tracciabilità utilizzata da Chloé non è nuova, ma rappresenta una svolta notevole per la moda sostenibile. Fornire ai clienti tutte le informazioni necessarie sui prodotti acquistati significa offire una maggiore trasparenza ai clienti. E promuovere lo shopping consapevole è assolutamente il primo e doveroso passo che tutti i brand di moda dovrebbero fare. Articoli Correlati Chloé lancia un tool per misurare la sostenibilità nella moda Colpo di scena da Act n°1: gli stilisti Luca Lin e Galib Gassanoff si separano Tutti i marchi che si sono aperti al second hand: da Zara a Balenciaga